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Atresia Esofagea « dott. Mario Pacella

Atresia Esofagea

Malformazione di natura congenita caratterizzata dalla mancata formazione della porzione intermedia dell’esofago.La diagnosi è sia prenatale che neonatale.
La diagnosi prenatale  in genere, è possibile con l’ecografia solo dopo la 24 settimana di gestazione perché prima di questa epoca di gestazione la deglutizione del feto non svolge un ruolo significativo nel ricambio del liquido amniotico. Prima della 24 settimana la diagnosi può essere solo sospettata, sulla base dei seguenti segni: mancata visualizzazione dello stomaco o visualizzazione di uno stomaco di dimensioni molto ridotte, aumento del liquido amniotico (polidramnios).
L’atresia esofagea si classifica in:

 

  • Tipo I senza fistola: l’esofago termina con un cordoncino fibroso.
  • Tipo II con fistola dell’esofago prossimale con la trachea o più raramente col bronco destro.
  • Tipo III con fistola dell’esofago distale con la trachea.
  • Tipo IV con fistola doppia.
  • Tipo V con fistola ad H senza atresia e quindi non si tratta di una vera e propria atresia anche se rientra nella classificazione.
La correzione chirurgica varia a seconda del tipo di malformazione presente.
Il 30% dei neonati con atresia dell’esofago è portatore di cardiopatia congenita.
L’incisione chirurgica è sul torace, di norma a livello del IV o V spazio intercostale a destra. Si raggiunge con delicate manovre l’esofago, si individua la fistola (comunicazione anomala con la trachea) che viene quindi legata e sezionata, si libera ampiamente la tasca superiore (a volte anche l’inferiore) dell’esofago e si procede alla sutura (ricongiungimento) dei due monconi esofagei.
 Al termine dell’intervento un sondino viene posizionato dal naso, attraverso l’esofago, fino allo stomaco. Rimarrà in questa sede per alcuni giorni ( sondino nasogastrico).
Un tubicino (drenaggio) di maggiori dimensioni viene lasciato nella sede in cui l’esofago è stato suturato e fuoriesce dal torace.
 L’intervento può essere più o meno complicato a seconda della distanza che separa i due monconi dell’esofago che a volte è tale da rendere impossibile la correzione immediata.
Nei rari casi in cui non è possibile procedere ad una ricostruzione immediata dell’esofago i tempi diventano necessariamente più lunghi.