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Molluschi Contagiosi « dott. Mario Pacella

Molluschi Contagiosi

 Il mollusco contagioso è una infezione della pelle dovuta ad un virus, chiamato Poxvirus, che di solito è presente in ambienti umidi quali i bordi delle piscine, gli spogliatoi, le docce, la sabbia: di conseguenza il rischio di contrarre la malattia è maggiore in estate. I molluschi, che appartengono alla famiglia delle verruche, sono però più contagiosi di queste e sono in grado di diffondersi rapidamente a varie parti del corpo come gli arti, sia superiori che inferiori, il volto, il tronco e spesso anche i genitali.

Poiché il contagio avviene per contatto diretto, è possibile che si contagino anche bambini molto piccoli che hanno fratelli infetti; inoltre, per limitare la diffusione delle lesioni, occorre stare attenti che il paziente non si gratti dopo aver toccato le manifestazioni cutanee. I molluschi contagiosi appaiono come rigonfiamenti mollicci che hanno l’aspetto di una pallina di colore rosa chiaro o biancastro, con un buchino situato al centro di una piccola formazione concava, posta sulla loro sommità (questo aspetto particolare viene anche chiamato ombelicatura). Se si spreme la lesione si verifica una fuoriuscita, dal minuscolo buco, di secrezioni biancastre, che ricordano il sebo, molto infettive perché ricche di virus. Il mollusco contagioso, a differenza delle verruche, non è doloroso.

 

La terapia consiste nell’applicazione di sostanze irritative (sotto forma di liquidi o di cerotti) o nella distruzione delle lesioni individuali con curettage (cioè attraverso raschiamento con uno speciale cucchiaio dai bordi taglienti). Sono comuni tuttavia le recidive e lo sviluppo di nuove manifestazioni cutanee, anche se la maggior parte dei molluschi contagiosi va incontro ad una risoluzione spontanea. E’ possibile inoltre usare altri metodi come la crioterapia con azoto liquido (una tecnica attraverso la quale il rigonfiamento molle viene congelato, per poi seccarsi e staccarsi spontaneamente), la laser terapia (che sfrutta l’azione della luce ad elevatissima temperatura) o la diatermocoagulazione (che utilizza onde ad altissima frequenza).