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Quando togliere il ciuccio « dott. Mario Pacella

Quando togliere il ciuccio

È noto che la suzione è il riflesso istintivo più naturale di un neonato, già presente anche nel grembo materno, come dimostrato qualche volta dalle ecografie che mostrano il feto nell’atto di succhiare con vigore il pollice. La naturalità e l’immediatezza di tale riflesso sono confermati dal fatto che se si sfiora la zona periorale con un dito, il neonato tende a ruotare la testa e ad avvicinare la bocca al dito per cercare di succhiarlo.

Succhiare soddisfa un bisogno primario, che è quello della nutrizione, ma è anche un antidoto alla paura e al senso di solitudine, che è comune nel lattante, ma anche quando il bambino è più grande.

Il ciuccio rappresenta un valido aiuto psicologico perché, richiamando la forma del capezzolo materno, permette al piccolo, quando la mamma è assente, di calmarsi e autoconsolarsi, diventando quello che gli psicologi chiamano “oggetto transizionale”, cioè un oggetto su cui il bambino concentra il suo interesse in sostituzione della figura materna. Il succhiotto ha perciò molti elementi positivi:

  • serve a conciliare il sonno
  • fa sentire sicuro e protetto il piccolo: è infatti considerato un accessorio fondamentale quando è al nido o all’asilo. Il ciuccio può rimanere in tasca per tutta la giornata, ma l’importante per il bambino è sapere che, al primo momento di panico, è subito a portata di mano;
  • dà piacere: l’atto del succhiare rappresenta un metodo di esplorazione del mondo circostante, che è essenziale per un completo sviluppo psicologico. Lo dimostra il fatto che il bambino porta alla bocca qualsiasi oggetto, dal giocattolo ai piedi e alle mani, poiché nel periodo che va dalla nascita ai due anni di vita (definito dagli psicologi come “fase orale”) la bocca rappresenta una fonte di piacere.

Solitamente il ciuccio viene spontaneamente abbandonato verso i due-tre anni di vita  a mano a mano che il piccolo acquista fiducia in se stesso e diventa più sicuro, ma è impossibile stabilire un momento ideale per smettere di succhiare, che sia valido per ogni bambino. Non deve essere comunque un’interruzione improvvisa, come fanno alcuni, che fanno scomparire il succhiotto nella speranza che il bambino se ne dimentichi. In questi casi si ottiene spesso il risultato opposto poiché il bimbo inizia a cercarlo disperatamente, ossessionato dall’idea di avere perso un oggetto così prezioso.

Il distacco deve essere progressivo e occorre essere pazienti e comprensivi, evitando la fretta e l’intransigenza: all’inizio si può mostrare al piccolo dove si intende conservare il ciuccio (ad esempio in una scatolina), e darlo al bambino soltanto dietro una sua precisa richiesta (per esempio prima di addormentarsi).

Si può eseguire un piccolo rituale per confermare il distacco definitivo come ad esempio buttarlo in un fiume  all’inquinamento delle acque!) o regalarlo come fosse qualcosa di “sacro” (l’importante è che il bimbo partecipi all’evento e si senta coinvolto nel rito in modo che, se in futuro avrà nostalgia del ciuccio, deve sapere che è stato lui ad aver scelto di abbandonarlo per sempre).

In ogni caso occorre scegliere un periodo di tranquillità in cui non vi siano situazioni di stress, ad esempio tensioni anche passeggere tra mamma e papà oppure la nascita di un fratellino o l’inizio del nido o dell’asilo: un momento buono può essere un periodo di vacanze o la festa di compleanno.

Il consiglio è di aspettare pazientemente che il bambino decida di diventare grande, rinunciando spontaneamente al ciuccio, sapendo che egli non riceverà alcun danno psicologico da un uso prolungato (può essere invece vero il contrario), evitando di stressare o ricattare il piccolo con giudizi, critiche o rimproveri che possono portare solo a caricare il gesto della suzione di sensi di colpa e di ansia, che lo radicano ancora di più nella sfera affettiva e lo rinforzano.