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Aereosolterapia « dott. Mario Pacella

Aereosolterapia

La parola aerosol indica una mescolanza di aria e liquido sotto forma di goccioline microscopiche; questa mescolanza è generata da un piccolo compressore che la convoglia attraverso un tubicino dentro una mascherina; il liquido contiene uno o più farmaci, l’aspetto di questa “miscela” è quello di una nebbiolina. Respirando questa nebbiolina si consente al farmaco di arrivare direttamente sulla superficie interna dei bronchi: si accelera così la risposta terapeutica e si riducono le dosi efficaci fino a un decimo di quelle necessarie se il farmaco fosse somministrato per bocca; con la diminuzione della posologia diminuiscono anche gli effetti collaterali. Si capisce perciò come l’aerosol sia un sistema molto efficiente, rapido e sicuro per curare alcune patologie bronchiali.

La terapia con l’aerosol è, come abbiamo detto, molto efficace, ma anche molto variabile a seconda dell’apparecchio che si usa, delle sue condizioni di efficienza e della tecnica con cui l’aerosol viene fatto. Per esempio molti genitori, per evitare che il bambino sia spaventato dal rumore o dall’applicazione della mascherina di silicone sul viso, hanno l’abitudine di fargli l’aerosol mentre dorme: peccato che così non si riesce a mandare il farmaco fino alla profondità dei bronchi e la terapia ha un’efficacia uguale a zero.

Attenzione però, l’aerosol presenta tutti questi vantaggi nella terapia di alcune patologie bronchiali, ma non di tutti i disturbi dell’apparato respiratorio. Parlando di bambini, si può dire che la terapia aerosolica è “una bomba”, ma quasi esclusivamente nell’asma (o bronchite asmatica, o broncospasmo); in questo caso, infatti, è utile che il farmaco, broncodilatatore o  antinfiammatorio, raggiunga velocemente i bronchi fino alle diramazioni più sottili dell’ “albero respiratorio” dove può agire in pochissimo tempo dando al bambino un sollievo quasi immediato.

L’obiettivo terapeutico dell’aerosolterapia consiste nell’ottimizzare l’effetto dei farmaci a livello dell’apparato respiratorio minimizzandone la concentrazione sistemica.


In generale, la deposizione polmonare di un farmaco inalatorio dipende da:

  • dimensione delle particelle erogate dall’apparecchio per aerosol;
  • tipo di dispositivo di aerosol;
  • tecnica inalatoria

L’esito della terapia è strettamente correlata alla tecnica inalatoria utilizzata. Il device inalatorio influenza in quale distretto verrà depositato il farmaco nebulizzato. La dimensione delle particelle influenza la deposizione di un aerosol e, a sua volta, l’efficacia clinica del farmaco.

I device inalatori si differenziano tra loro per il diametro delle particelle erogate. La dimensione delle particelle di aerosol è generalmente indicata con il DAMM: Diametro Aerodinamico Mediano di Massa (il diametro aerodinamico di una particella sferica è il prodotto tra il suo diametro geometrico e la sua densità). Se il DAMM è di grandi dimensioni, le particelle rimarranno nelle vie aeree superiori; se invece il DAMM è di piccole dimensioni, le particelle raggiungeranno le vie aeree medio-inferiori.
Nel 2000 la European Respiratory Society ha stabilito:

  • per le vie aeree superiori device endonasali con DAMM superiore ai 10 micron;
  • per le vie aeree inferiori device oro-buccali con DAMM inferiore ai 5 micron

In base alla dimensione delle particelle i farmaci erogati si depositeranno in diverse aree del tratto respiratorio. Le particelle di dimensioni <1 µm hanno più probabilità di raggiungere le vie aeree periferiche e gli alveoli; le particelle di dimensioni 1-5 µm si depositeranno nelle vie aeree di grosso calibro, mentre le particelle di dimensioni > 5 µm si depositeranno soprattutto nell’orofaringe. Ogni gocciolina con DAMM maggiore di 5 µm avrà probabilità di essere trattenuta nelle vie respiratorie superiori e non potrà raggiungere le vie respiratorie inferiori, mentre le particelle di aerosol di dimensione minori di 5 µm raggiungeranno rapidamente le aree distali del tratto respiratorio.
Questa relazione si mantiene fino alla dimensione delle goccioline di 0,6 µ, al di sotto della quale le particelle tendono a essere espirate. Una particella di dimensioni minori di 2 µm è l’ideale ed è in grado d’infiltrarsi fino alle vie aree più periferiche.

Come si usa e come si fa l’aereosol e quale macchina  scegliere.

– Per prima cosa bisogna lavarsi bene le mani, introdurre nell’ampolla i farmaci prescritti dal pediatra con l’aggiunta della soluzione fisiologica. Poi bisogna applicare il tubo al compressore e avvicinare alla bocca del bambino la mascherina o il boccaglio.

– Dopo aver finito l’aerosol bisogna lavare la faccia del bambino, sciacquare la maschera e il tubo con acqua corrente e lasciarli asciugare bene senza che prendano polvere. La prima volta, bisognerà procurarsi l’apparecchio per l’aerosol.

Malgrado le numerose novità degli ultimi anni, rimangono due i modelli con un prezzo accessibile: il classico a compressione e quello a ultrasuoni. “Il migliore resta il modello a compressione, a pistone o pneumatico :è più robusto, facile da pulire e in grado di nebulizzare tutti i farmaci”, sostiene il pediatra Luigi Terracciano, responsabile dell’Ambulatorio di allergologia dell’Ospedale Macedonio Melloni – Azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. “L’apparecchio a ultrasuoni è più silenzioso e quindi intimorisce meno i piccoli, ma è fragile, più complicato da pulire perché l’ampolla è interna e non nebulizza tutti i farmaci”. Quale che sia l’apparecchio utilizzato, è fondamentale disporre di accessori della misura giusta: mascherine che si adattino bene alle dimensioni del viso o il beccuccio giusto per il nasino (nel caso sia stato prescritto il rinowash, uno speciale dispositivo per la cura di sinusiti e riniti)

“Durante la nebulizzazione, la mascherina deve aderire perfettamente al viso: se si tiene anche a solo mezzo centimetro di distanza, si disperde il 90% del farmaco, azzerando l’efficacia della terapia“, avverte l’esperto. “Il bambino dovrebbe respirare con la bocca molto aperta, perché lingua e denti occupano in proporzione molto più spazio rispetto a un adulto e, se la bocca non è spalancata, il farmaco rischia di bloccarsi in quella zona, dove non serve. Occorre, inoltre, cercare di evitare che il bambino pianga: un respiro convulso e singhiozzante, infatti, non permette al farmaco di arrivare efficacemente nei polmoni. Se però dovesse accadere, la nebulizzazione va proseguita lo stesso”. Lo stratagemma di effettuare l’aerosol mentre il bimbo dorme è una prassi da evitare: nel sonno, di solito, la bocca rimane chiusa e il respiro è molto superficiale, per cui il farmaco non penetra nei polmoni. E, ovviamente, niente ciuccio.

Fare l’aerosol può rivelarsi un’impresa ardua.Tutto dipende dal carattere del proprio bambino. “Con alcuni piccoli, è sufficiente che la mamma li prenda in braccio e li rassicuri con dolcezza, mentre con altri ci vuole un po’ di fermezza, almeno all’inizio“.”L’importante è non cedere a un uso scorretto della mascherina pur di non dare troppo fastidio al bambino, perché altrimenti la terapia risulterà inutile”. È consigliabile ricorrere ad alcuni accorgimenti per distrarre il bimbo: le coccole della mamma, la lettura di un  libro, un gioco da fare insieme o la visione di un cartone alla tivù.