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Capuana Luigi « dott. Mario Pacella

Capuana Luigi

Luigi Capuana nacque nel 1839 a Mineo, in Sicilia. Studente di Legge a Catania dal 1857, cominciò ben presto ad interessarsi alla letteratura e in special modo alla poesia popolare, seguendo la sensibilità romantica, allora dominante.

Nel ’63 tornò a Mineo, dove compose dei drammi, sempre d’ispirazione romantica, poi rappresentati da una compagnia d’attori filodrammatici.

L’anno seguente si stabilì a Firenze che, in quanto capitale d’Italia, accoglieva l’élite culturale del paese: qui il Capuana conobbe il Prati, l’Aleardi e cominciò ad interessarsi all’opera di Balzac e di altri romanzieri francesi.

Proprio a Firenze iniziò la carriera di critico scrivendo recensioni teatrali per La Nazione, grazie alle quali si fece notare per l’acutezza e la spregiudicatezza dei giudizi. Fu in questo periodo, inoltre, che s’avvicinò al pensiero di Hegel e studiò le opere del De Sanctis, cominciando così a definire quelle che in seguito sarebbero state le basi teoriche del Verismo. Tornato a Mineo nel 1869 in qualità di ispettore scolastico, ne divenne sindaco e vi intrecciò una relazione con una popolana, dalla quale ebbe dei figli in seguito abbandonati.

Nel ’77 si trasferì a Milano e qui, nel ’79, diede alle stampe il primo romanzo verista, Giacinta, che all’uscita scatenò una ridda di polemiche e di attacchi di ordine sia morale, sia stilistico. Molto successo ebbero invece le varie raccolte di fiabe per bambini, nelle quali trovava posto il suo vivissimo interesse per il folklore, incoraggiato anche dall’incontro col grande demologo Pitré, più volte introdotto nei racconti sotto le spoglie del Mago Tre Pi.

Nell’80-82 uscirono i suoi Studi sulla letteratura contemporanea e, all’incirca nello stesso periodo, mise in atto, nel romanzo Scurpiddu, il criterio verista dell’attenta descrizione psicologica dei personaggi in relazione all’ambiente.

Nell’85, a Milano, uscì la seconda edizione di Giacinta e la sua fama di teorico e critico cominciò ad allargarsi tanto che, nel 1902, gli fu assegnata la cattedra di lessicografia e di stilistica all’Università di Catania. Di questi anni sono i volumi di critica Per l’arte, Libri e teatro, Gli ismi contemporanei e i romanzi Profumo, La sfinge, Il marchese di Roccaverdina.

Morì nel 1915.