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Varicella « dott. Mario Pacella

Varicella

Ha un periodo di incubazione variabile da 14 e 21 giorni dal contatto.

Il paziente ammalato è contagioso da 2 giorni prima a 6 giorni dopo la comparsa delle bolle.

 

La malattia esordisce con la comparsa di vescicole soprattutto al viso, al capo e sul tronco, che rapidamente potranno estendersi su qualsiasi parte del corpo. Le vescicole sono caratterizzate dalla presenza di liquido sieroso. E’ l’unica malattia infettiva che si presenta con queste vescicole, per cui la diagnosi è moto semplice.

Il bambino, generalmente, supera bene la malattia che decorre disturbata soprattutto dal prurito causato dalle vescicole e qualche volta, nei primi giorni, la comparsa di febbre.

Non esiste una terapia per la varicella, ovvero di una cura che faccia subito guarire o eviti complicanze,( vedi articolo sulle news e sul blog ).Generalmente, non è necessario somministrare il farmaco antivirale , se si tratta di un bambino sano senza problemi immunologici . In ogni caso, prima di intraprendere qualunque trattamento sarà opportuno sentire il parere del proprio medico. Un antistaminico potrebbe essere utile per ridurre il prurito ed evitare che il bambino, grattandosi, rompa le vescicole lasciando poi una cicatrice. Potrà tranquillamente lavarsi, fare la doccia, asciugandosi senza sfregare, mantenendo così la pelle pulita e riducendo il prurito.

In caso di febbre andrà somministrato solo paracetamolo ed evitare assolutamente antinfiammatori, in particolare l’aspirina.

A tutte le persone sopra i 12 anni, invece, è consigliabile iniziare, entro 24 ore dall’esordio delle vescicole, la terapia con l’Aciclovir, dal momento che nell’adulto la manifestazione della malattia è più intensa.

Quando le vescicole saranno tutte crostificate la malattia è finita (in media circa 7-10 giorni, ma può arrivare anche a 20 giorni) e il bambino, non essendo più infettante, potrà rientrare in comunità, anche con le croste.

In alcuni casi, la malattia si presenta con poche vescicole che nel giro di pochi giorni crostificano. In questo caso bisognerà comunque attendere 7 giorni dall’esordio della malattia per essere riammesso in comunità, perché si è comunque infettanti. 

La riammissione avverrà attraverso il rilascio del “certificato medico” del pediatra o medico curante.

In età pediatrica, la varicella è una malattia relativamente benigna. La frequenza di complicanze stimata da uno studio italiano condotto negli anni ’90 è infatti pari al 3,5%, mentre quella dei ricoveri è dello 0,9%. Vi sono, inoltre, studi internazionali che mostrano nei bambini una frequenza di complicanze severe rispettivamente di 8 e 2 casi ogni 100.000 malati (pari cioè allo 0,008% e 0,002%).

La gravità della malattia aumenta invece con l’età, e negli adulti la frequenza di complicanze e ricoveri è stimata essere rispettivamente 8 e 25 volte superiore rispetto ai bambini. Inoltre, la varicella può avere un decorso particolarmente grave nelle persone immunodepresse di qualsiasi età.

Dal 1995 è disponibile un vaccino costituito da virus vivo attenuato, che alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, è raccomandano per tutti i bambini nel secondo anno di vita. L’efficacia della vaccinazione è stata stimata essere del 95% nella prevenzione delle forme moderate o gravi; del 70-85% nella prevenzione delle forme lievi. Il vaccino è sicuro e ben tollerato e la protezione sembra essere di lunga durata. La vaccinazione va effettuata con una sola dose nei bambini tra 12 mesi e 12 anni, e con due dosi in chi ha più di 12 anni. Il vaccino è controindicato per gli individui immunodepressi, mentre è consigliato nei bambini più grandi, negli adolescenti e negli adulti che non abbiano ancora contratto la malattia. È consigliato soprattutto per le persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di acquisire l’infezione (come il personale scolastico) o trasmetterla a persone ad alto rischio di complicanze gravi (come gli operatori sanitari). Inoltre,.La vaccinazione è particolarmente indicata per le donne in età fertile che non hanno già avuto la malattia, per evitare un’eventuale infezione al feto e i possibili danni al bambino soprattutto nei primi 6 mesi e gli ultimi 5 giorni prima del parto.