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Obesità infantile e Fast Food « dott. Mario Pacella

Obesità infantile e Fast Food

Uno studio britannico  dell’University of East Anglia (Uea) e dal Centre for Diet and Activity Research (Cedar) ha affermato che i bambini che vivono vicino a negozi e locali che propongono ‘fast food’ sono più propensi a diventare sovrappeso o obesi. Gli esperti sono arrivati a questa conclusione dopo aver esaminato i dati sul peso di oltre un milione di bambini (registrati dal National Child Measurement Programme) e averli incrociati con informazioni sulla presenza di punti vendita di cibo ad alto contenuto di grassi nel loro quartiere. Negozi di prodotti come ‘fish and chips’, e ancora hamburger bar, pizzerie e negozi di dolci.

I ricercatori hanno scoperto che in particolare i bambini più grandi d’età hanno più probabilità di diventare sovrappeso vivendo in prossimità di zone ad alta densità di fast food. L’auspicio dei ricercatori è che i risultati stimolino politiche in grado di contrastare l’obesità infantile. “Abbiamo osservato che se in un quartiere ci sono più negozi di alimenti poco sani, maggiore è il numero di bambini sovrappeso e obesi. I risultati sono più evidenti per i ragazzi delle scuole medie che hanno più potere d’acquisto e di scelta sul cibo”, spiega Andy Jones della Norwich Medical School dell’Uea. Ma la situazione, sottolinea, si capovolgeva completamente quando ci si spostava in quartieri ricchi di punti vendita di cibo sano.

Si tratta di un tema importante, incalzano i ricercatori, perché fra i bambini del Regno Unito, come in altri Paesi industrializzati, “c’è una epidemia di obesità” che “può portare a diabete infantile, bassa autostima e problemi ortopedici e cardiovascolari”.

Non solo: circa il 70% dei bimbi e adolescenti obesi, fanno notare gli esperti, si avvia ad avere problemi di peso anche in età adulta. “Sappiamo che il ‘fast food’ è più diffuso nelle aree depresse del Regno Unito e che i bambini in sovrappeso sono più presenti in popolazioni socialmente ed economicamente svantaggiate – spiega il coautore Andreea Cetateanu, della School of Environmental Sciences dell’Uea – ma ancora non era stata mostrata su scala nazionale un’associazione tra il peso dei più piccoli e la disponibilità di cibo spazzatura nelle vicinanze di casa”. L’invito dei ricercatori è a usare questi risultati per influenzare le decisioni di pianificazione territoriale orientandole alla prevenzione di alte concentrazioni di fast food e negozi di cibo non sano e alla creazione di un ambiente che invogli all’attività fisica e a una dieta più sana.

La situazione italiana non è lontana da quella inglese.L’alimentazione sana e la prevenzione dell’obesità infantile comincia dal primo anno di vita, ma i problemi maggiori cominciano alla pubertà e con la consapevolezza di poter scegliere cosa mangiare, soprattutto fuori casa, a scuola , alle feste di adolescenti.

Uno studio analogo è stato fatto a Taiwan.

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