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Vaccino anti-Meningococco B « dott. Mario Pacella

Vaccino anti-Meningococco B

La meningite da meningococco B rappresenta il 60-70% dei casi totali di meningite epidemica nel nostro Paese. La stessa prevalenza è peraltro condivisa nella maggior parte dell’Occidente. In Italia ogni anno vengono notificati 300 casi l’anno, con un tasso di letalità del 15% nonostante il trattamento, dato piuttosto alto. In assenza di terapia antibiotica può però arrivare anche al 50%. Gli altri ceppi A, C, W, Y135, costituiscono il restante 30-40% dei casi. Sono molto più diffusi in Asia e Africa. Ora è disponibile il nuovo vaccino efficace contro la meningite B.  A Siena la ditta Novartis , è riuscita, grazie all’utilizzo di una tecnica innovativa – la reverse vaccinology – a mettere a punto un vaccino partendo dal genoma del batterio. I profili di tollerabilità e immunogenicità del nuovo vaccino sono stati valutati in un ampio programma clinico . Sul farmaco approvato dalla Commissione Ue è stato da poco concluso lo studio clinico di fase III, i cui risultati sono stati pubblicati alla rivista Lancet: il vaccino è stato testato su 3.630 bambini a 2, 4 e 6 mesi in concomitanza con le vaccinazioni di routine (vaccino 7-valente pneumococcico glicoconiugato e vaccino combinato contro difterite, tetano, pertosse acellulare, polio inattivato, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b) dimostrando una risposta immunitaria protettiva e un profilo di sicurezza accettabile. È stata anche osservata una robusta risposta immunitaria nei bambini (1.555) che hanno ricevuto una quarta dose al dodicesimo mese di vita. A novembre, il vaccino aveva ricevuto il parere positivo da parte del Comitato per i medicinali per uso umano dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e si attendeva il pronunciamento della Commissione europea, immediatamente valido in tutti i Paesi dell’Unione.

La prospettiva di un nuovo vaccino che possa aiutare a prevenire il meningococco B rappresenta l’innovazione che stavamo aspettando da oltre 10 anni – commenta Susanna Esposito, direttore della Clinica pediatrica I alla Fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica e membro dei Comitati per la ricerca clinica e per l’attività assistenziale della European Society for Pediatric Infectious Disease (Espid) -. Noi abbiamo partecipato allo studio clinico di fase III con 500 bambini ed è stata un’esperienza molto positiva. Abbiamo diviso i bambini in gruppi: alcuni sono stati vaccinati a 2, 4 e 6 mesi, altri a 6, 8 e 12 mesi e altri a 12 mesi con due dosi. Alcuni pazienti vengono poi richiamati a 4 anni per un’ulteriore dose. Il nostro obiettivo è capire la persistenza dell’immunità nel tempo: la copertura vaccinale dura dieci anni e potrebbe essere utile rinnovarla nei bambini grandi per i quali si moltiplicano le occasioni di contagio.Lo scorso anno – prosegue Esposito – abbiamo svolto un’indagine su 1.500 ragazzini e il meningococco B era il più rappresentato, grazie anche al fatto che il vaccino contro il C è inserito nel programma nazionale di vaccinazioni. Il meningococco Y, ben presente negli Stati Uniti, sta emergendo anche in Italia, soprattutto nei bambini più grandi. Dunque potrebbe aver senso pensare di fare un richiamo intorno ai 10 anni con il vaccino tetravalente coniugato che copre dai meningococchi A, C, Y e W135».

Le autorevoli società scientifiche Fimp, Sip, e Fimmg propongono l’inserimento del nuovo vaccino tra quelli offerti attivamente e gratuitamente ai lattanti. Anche i bambini italiani potranno pertanto essere protetti dal rischio della meningite meningococcica B: l’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti autorizzato il rilascio sul mercato del primo lotto del vaccino Novartis contro la malattia meningococcica da sierogruppo B . Il vaccino è ora disponibile anche nel nostro Paese, dopo essere stato rilasciato in Francia, Regno Unito e Germania. “Purtroppo, soprattutto in questo periodo si pone un problema di costi – spiega Esposito – e va sempre valutato il rapporto costi-benefici, anche il relazione al fatto che il programma vaccinale per i bambini è già molto ricco e dunque si pone un problema di possibili effetti collaterali dei diversi vaccini che vengono somministrati. In ogni caso il piano in vigore permette di inserire nuovi vaccini: vedremo cosa succederà”. «Adesso abbiamo la possibilità di ridurre consistentemente l’impatto della malattia meningococcica nella popolazione infantile attraverso la vaccinazione, unico strumento in grado di proteggere da questa terribile infezione e di salvare molti giovani vite» ha dichiarato Michele Conversano, presidente della Società Italiana  di Igiene, Sanità Pubblica e Medicina Preventiva (SItI).

Attenzione dovrà essere rivolta ad evitare le co-somministrazioni del vaccino anti-meningococco B con altri vaccini, visto l’incremento delle febbri di grado moderato/elevato conseguente alla co-somministrazione, ma non riscontrabile dopo la sola vaccinazione contro meningococco B. Bisognerà inoltre associare negli stessi individui, a tempo debito, per evitare sovrapposizione, la vaccinazione contro i ceppi A, C, W, Y135 di meningococco. In questo caso attuare nella popolazione una protezione unicamente contro il ceppo B potrebbe determinare un’espansione nella diffusione dei ceppi ora meno prevalenti, in quanto non contrastati da uno stato di immunizzazione  specifica.

Per saperne di più, si può consultare questo studio , “tecnico” , pubblicato nel 2013:

 http://www.ijph.it/pdf/90/115.pdf

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