Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi

Articoli « dott. Mario Pacella

Malattie reumatiche infantili

 

Troppo frequentemente misconosciute e sottostimate. Apparentemente estranee alla popolazione infantile. Ma così non è. Le malattie reumatologiche, legate nell’immaginario agli adulti e agli anziani colpiscono anche bambini e giovanissimi.Si calcola siano infatti in media 10mila i piccoli che ogni anno sono colpiti da una malattia reumatica. Si stimano solo per l’artrite idiopatica giovanile 80-90 nuovi casi l’anno ogni 100mila bambini e adolescenti di età inferiore ai 16 anni. Ma il dato è ancora incerto: la prevalenza di questa patologia può, infatti, variare dai 10 e 150 casi ogni 100mila bambini: un range ampissimo che fa intuire una sottostima del fenomeno.
Eppure individuare le malattie reumatologiche in tempi rapidi, per curarle e migliorare la prognosi è fondamentale perché il disagio delle famiglie e dei bambini è enorme, e perché un bambino su mille non curato oggi, può diventare un invalido di domani.

Per questo l’Apmar, Associazione Persone con Malattie Reumatiche ha puntato i riflettori sui tanti bambini colpiti lanciando un video “Semplicemente guardarli” per attirare l’attenzione sui primi segni che i bambini, anche molto piccoli, possono manifestare: Segni che, se colti per tempo, possono appunto cambiare l’andamento di tutta una vita.
Attori non protagonisti, bambini colpiti dalla malattie. Testimonial, la cantante Alessandra Amoroso, conosciuta al mondo dei giovani per aver vinto l’ottava edizione della trasmissione televisiva “Amici”. Destinatari: genitori, insegnanti e medici, perché osservino con attenzione i più piccoli. “Semplicemente guardarli”, ha spiegato Antonella Celano, Presidente Apmar “perché solo un occhio attento che sia del pediatra o che sia del genitore, eviterà al bambino di vivere una vita a metà, carica di rinunce e con sogni chiusi in un cassetto, che mai si oserà aprire per evitare ulteriori sofferenze”.

Un’iniziativa che ha ricevuto il sostegno delle organizzazioni del mondo pediatrico: dalla Società italiana di pediatria (Sip), alla Federazione italiana medici pediatri (Fimp) fino alla Simpef, il sindacato medici pediatri di famiglia perché la diagnosi precoce è essenziale per vincere la partita contro le tantissime patologie che rientrano nella definizione di malattie reumatologiche

“Per brevità si chiamano malattie reumatologiche, al plurale – ha spiegato Angelo Ravelli, Responsabile reumatologia interventistica, Ospedale Pediatrico Istituto Gaslini di Genova – proprio perché sono tante: la forma più diffusa è l’artrite idiopatica giovanile, segue il lupus eritematoso sistemico, la dermatomiosite giovanile, la sclerodermia, la spondiloartropatia giovanile, la malattia di Kawasaki, la vasculite sistemica primaria giovanile rara, la poliartrite nodosa, e tante altre ancora; per alcune ci sono cure riconosciute, per altre, come la sclerodermia, non esistono ancora terapie adeguate. Ma il primo passo – ha aggiunto Ravelli – è rappresentato sempre dalla diagnosi senza la quale ogni sforzo è vano”.

Diagnosticare la patologia in tempi brevi è quindi essenziale, anche perché le cure per arrestare l’avanzamento della patologia ci sono. Grazie alle nuove terapie si sta modificando la storia naturale di queste malattie. “Negli ultimi 20 anni le conoscenze dei meccanismi che portano all’infiammazione cronica che caratterizza queste patologie sono aumentate in maniera esponenziale – ha aggiunto Fabrizio De Benedetti, Direttore della Uoc Reumatologia, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – sono state identificate le cellule e le molecole che orchestrano l’infiammazione articolare, che si è scoperto non sono uguali fra le diverse forme di artrite o più in generale fra diverse malattie reumatologiche. Queste molecole e queste cellule sono diventate bersaglio di farmaci intelligenti, i cosiddetti biotecnologici, che neutralizzano in maniera specifica il singolo mediatore o la singola cellula. Rispetto anche a solo 10 anni fa, l’assenza di segni e sintomi di malattia e la normale qualità di vita sono adesso obbiettivi raggiungibili in una grande percentuale dei bambini. La sensibilità per una diagnosi rapida e ad una corretta applicazione delle terapie più moderne sono prerequisiti essenziali per il raggiungimento di questi obiettivi”.
Serve anche un approccio multidisciplinare specialistico pediatrico e che coinvolga non solo diverse professionalità, ma anche di quanti entrano in contatto con i bambini. “Il bambino con malattia reumatologica viene spesso identificato dal pediatra, ma richiede poi l’intervento del reumatologo pediatra – ha affermato Alberto Villani, Vice-Presidente SIP e Direttore della UOC Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma – per la definizione diagnostica e la corretta terapia. Non di rado i bambini con patologie reumatologiche hanno una qualità di vita che risente delle limitazioni imposte dalla malattia e richiedono un supporto e un coinvolgimento non solo sanitario, ma di tutti coloro che interagiscono, a diverso titolo, con i bambini, in particolare la scuola, ma anche nello sport”.

Ma il primo avamposto rimane il pediatra di famiglia: “Individuare i primi segni della malattia – ha detto Teresa Rongai, Dirigente nazionale Fimp e Segretario della Fimp sezione di Roma – è essenziale per poter migliorare la prognosi, per questo abbiamo aumentato l’allerta verso queste patologie. Ma serve anche un lavoro in rete con gli altri professionisti”.

Una “cooperazione”, come l’ha definita Rinaldo Missaglia, Presidente SIMPeF, essenziale per “aggredire” le malattie reumatologiche: “È di assoluta necessità un intervento delle Istituzioni per costruire una rete di cooperazione – ha spiegato – il pediatra deve essere facilitato nell’accesso alla consulenza dello specialista il quale deve potersi sentire parte integrante del gruppo di professionisti che si prodiga nelle cure di quel piccolo paziente. Quindi meno improvvisazione legata a singole sensibilità e più organizzazione finalizzata a realizzare percorsi diagnostico terapeutici e riabilitativi certi oltre che appropriati”.

Uno scenario quindi complesso, anche perché le criticità sono innumerevoli. Soprattutto è ancora lontano l’aggiornamento e l’approvazione dell’elenco delle malattie rare nei nuovi Lea, indispensabile per dare ossigeno alle famiglie dei piccoli pazienti.
Oggi il follow up delle patologie croniche – ha concluso Antonella Celano – prevede l’esenzione ticket per indagini obsolete e non prevede alcuna esenzione per indagini appropriate e utili. Un esempio concreto lo abbiamo con l’uso dei farmaci biotecnologici: il decreto è del ‘99, i farmaci biotecnologici sono sul mercato italiano dal 2000, dunque il monitoraggio e le spese di somministrazione sono a carico del cittadino. Ovviamente sempre più spesso le persone con malattie reumatologiche si trovano ad affrontare difformità nelle Regioni, non solo in termini di esenzione ticket, ma anche di accesso ai farmaci.

Beclometasone poco attivo sul broncospasmo

Il Beclometasone, farmaco prescritto ogni anno a 2 milioni di bambini e adolescenti italiani, ha un’efficacia modesta nel prevenire la comparsa di broncospasmo (wheezing) durante un’infezione virale delle vie aeree superiori (il cosiddetto “fischio”) in bambini che avevano avuto episodi in passato e che erano perciò a rischio di ricaduta. Un ‘fischio’ frutto di una contrazione anomala della muscolatura liscia dei bronchi che, come conseguenza, determina un restringimento della spazio all’interno delle vie respiratorie. Analogamente, anche la riduzione dei sintomi è risultata modesta.
Questo, in sintesi, è quanto emerso dallo studio “Efficacia del beclometasone versus placebo nella profilassi del wheezing virale in età prescolare (ENBe)”finanziato dall’Agenzia italiana del farmaco e coordinato dal Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in collaborazione con l’Associazione culturale pediatri (Acp).

I risultati di questa sperimentazione, che ha coinvolto 40 pediatri di famiglia di 9 Asl italiane e 525 bambini con i loro genitori, verranno presentati l’11 ottobre all’Urban Center di Monza nel corso del XXV Congresso Nazionale Acp.
Il farmaco attivo ha ridotto del 4% (dall’11 al 7%) l’incidenza del wheezing rispetto al placebo, ma la differenza non è risultata significativa sia dal punto di vista clinico che statistico.
“Nonostante il beclometasone sia un farmaco antiasmatico, in Italia si caratterizza per essere prescritto principalmente per curare raffreddore, tosse e mal di gola. Nello studio ENBe non sono state osservate differenze nei tempi di scomparsa dei sintomi di infezione – ha spiegato Antonio Clavenna, ricercatore dell’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri che ha coordinato lo studio – e anche i genitori, che non erano a conoscenza del tipo di terapia ricevuta dal figlio, hanno giudicato come efficace sia il trattamento con il farmaco che con il placebo”.

La terapia ricevuta non ha, inoltre, modificato in modo significativo la probabilità di essere visitati nuovamente dal pediatra, di accedere al Pronto Soccorso, o di essere ricoverati in ospedale.
“Lo studio ENBe rappresenta la prima sperimentazione clinica formale (randomizzata e in doppio cieco) indipendente condotta nelle cure primarie pediatriche in Italia e in Europa – ha affermato Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno Infantile – e dimostra come sia possibile fare ricerca in modo rigoroso e appropriato anche nei contesti di cura pediatrica extraospedalieri. Una ricerca che non prescinde ma è parte della cura e che è momento di formazione/educazione sul campo”.

Sull’importanza del coinvolgimento dei pediatri di famiglia concorda anche Paolo Siani, presidente dell’Associazione Culturale Pediatri: “Lo studio ENBe ha rappresentato un’occasione per riflettere sul ruolo del pediatra di famiglia come ricercatore e garante della salute del bambino. Come singoli pediatri e come Associazione è importante riflettere sulle potenzialità e problematiche della ricerca in ambito extra-ospedaliero, partendo dall’esperienza vissuta”.

“Lo studio ENBe è stato possibile solo grazie al finanziamento pubblico per la ricerca indipendente – ha aggiunto Silvio Garattini, direttore dell’Irccs-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – e documenta ancora una volta il divario tra la frequente prescrizione di un farmaco e la scarsità di evidenze a supporto della sua efficacia”.

Fonte: quotidianosanità

Ancora su vaccinazioni e autismo…Basta!

Si parla ancora molto dell’associazione tra Autismo e Vaccinazione MPR,con domande  da parte dei genitori, nella pratica quotidiana pediatrica, in ospedale.Inoltre il ricorso al Web e a siti che portano “dati certi”  sulla causa -effetto del fenomeno….direi che se le vaccinazioni hanno tanti effetti collaterali, ma non tali da non proporle e non eseguirle sulla popolazione, soprattutto pediatrica,il tanto discusso rapporto tra MPR e Autismo deve essere archiviato, alla luce di uno studio caso/controllo di 1294 casi e 3671 controlli, un altro studio su 420 casi e 2100 controlli, una coorte retrospettiva di 109.863 bambini, una coorte prospettica critica di 14.000 bambini e una rassegna critica dei lavori originali.

Aggiungo l’articolo apparso su “Epicentro” , già datato e già conosciuto…..

Vaccinazione anti-morbillo-parotite-rosolia (Mpr) e autismo

Stefania Salmaso (direttore Cnesps) e reparto di Epidemiologia delle malattie infettive (Cnesps, Iss)

19 aprile 2012 – La presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazione con il vaccino Mpr e autismo è stata estensivamente studiata. Il termine autismo si riferisce a un insieme di patologie caratterizzate da problemi di comunicazione e interazione con gli altri, unite a una tendenza a mostrare comportamenti o interessi ripetitivi. I pazienti con disordini di tipo autistico possono presentare uno spettro ampio di condizioni cliniche: da una sostanziale assenza di interazione con gli altri, a situazioni in cui l’adattamento al contesto sociale è buono nella maggior parte dei casi. Di solito l’autismo viene diagnosticato nel secondo anno di vita o in età prescolare, anche se in alcuni bambini la diagnosi è più tardiva. È stato inoltre riportato che il 20% circa dei bambini con autismo presenta una regressione del comportamento; questi bambini, cioè, hanno uno sviluppo neurocomportamentale apparentemente normale fino a un certo punto della loro vita, quando perdono le capacità di comunicazione acquisite fino a quel momento. L’autismo può aver molte cause e si ritiene che tra i fattori più importanti vi siano quelli genetici e la presenza alla nascita di anomalie cerebrali.

L’ipotesi che la vaccinazione Mpr possa essere associata ad autismo è stata sollevata negli anni Novanta da uno studio inglese [1], in cui si sosteneva che il vaccino trivalente Mpr potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale, responsabile del passaggio in circolo di peptidi encefalo-tossici. Questa ipotesi ha avuto una vasta risonanza sulla stampa anglosassone, ed è stata successivamente valutata da numerosi studi condotti sia in Europa che negli USA [2-15]. Nessuno degli oltre 20 studi condotti negli ultimi 13 anni ha confermato che possa esserci una relazione causale tra vaccino Mpr e autismo. Inoltre, gli stessi autori dello studio inglese hanno successivamente ritirato le loro conclusioni e dichiarato che i dati presentati erano insufficienti per stabilire un’eventuale relazione causale [16] e nel 2010 la nota rivista medica “The Lancet”, che aveva pubblicato lo studio sopra citato nel 1998 [1], ha formalmente ritirato tale articolo [17]. Oltretutto è stato recentemente riportato che, oltre ai difetti epidemiologici di questo studio, numerosi fatti circa la storia anamnestica dei pazienti fossero stati alterati dall’autore per supportare i risultati e che l’intero studio fosse distorto da interessi economici [18]. In particolare [19]:

  • tre dei nove casi riportati nello studio come affetti da autismo regressivo non erano mai stati diagnosticati come autistici
  • nonostante lo studio riportasse che prima della vaccinazione 12 bambini erano “normali”, cinque avevano una documentazione che attestava precedenti problemi dello sviluppo
  • è stato riportato che alcuni bambini avevano sviluppato dei sintomi comportamentali nei giorni successivi alla vaccinazione, ma nella documentazione clinica veniva riportato che l’inizio di tali sintomi era avvenuto alcuni mesi dopo la vaccinazione
  • in nove casi, i risultati istopatologici del colon sono stati alterati da “nessuna o una minima fluttuazione nelle cellule infiammatorie” a “colite non specifica”
  • i soggetti erano stati reclutati attraverso gruppi di persone contrari alla vaccinazione Mpr e lo studio è stato commissionato e finanziato con l’obiettivo di avviare una vertenza legale.

L’Autore è stato radiato dall’Ordine dei medici per il suo comportamento.

La possibile relazione tra vaccini Mpr e autismo è stata ampiamente analizzata da un gruppo indipendente di esperti negli Usa (Institute of medicine, Iom) il quale, sulla base di una approfondita revisione degli studi clinici ed epidemiologici esistenti, ha concluso che le evidenze disponibili respingono l’ipotesi di una relazione causale [20]. I Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi e altre organizzazioni inclusa l’American academy of pediatrics, un’organizzazione professionale con 60 mila membri, hanno raggiunto le stesse conclusioni [21, 22].

Una recente review [23] ha, inoltre, riportato e valutato i numerosi studi epidemiologici condotti in diversi Paesi europei e americani per indagare la relazione tra vaccino Mpr e autismo, concludendo che non esiste un nesso causale. L’ampia dimensione delle popolazioni studiate ha permesso di raggiungere un livello di potere statistico sufficiente a rilevare anche rare associazioni [23].

Inoltre, i potenziali meccanismi biologici finora ipotizzati per spiegare come il vaccino Mpr possa scatenare l’insorgenza di una sindrome autistica sono solo teorici e non supportati da evidenze scientifiche [20,23]. Non è stato dimostrato che il vaccino trivalente sia causa di infiammazione cronica intestinale o perdita della funzione della barriera intestinale, né esiste alcuna evidenza di un possibile ruolo del sistema immunitario nell’autismo.

Anche se alcuni dati suggeriscono che l’incidenza di autismo sia in aumento non è chiaro se questo aumento sia reale o dovuto a una migliorata conoscenza della sindrome tra i medici o all’utilizzo di una più ampia definizione di caso per la diagnosi, e comunque non è stata rilevata alcuna correlazione tra incremento dell’incidenza dell’autismo e incremento dei tassi di copertura vaccinale con il vaccino trivalente [23].

Al contrario, uno studio recente ha messo in evidenza che negli Stati Uniti la vaccinazione contro la rosolia, che nella maggioranza dei casi viene somministrata come vaccino Mpr, ha evitato, dal 2001 al 2010, centinaia e forse migliaia di casi di disturbi dello spettro autistico [24].

L’insieme degli studi pubblicati indica, quindi , che non ci sono elementi che sostengono un nesso causale tra la somministrazione dei vaccini Mpr e il disturbo autistico.

Risulta opportuno, invece, considerare la rilevanza della promozione della vaccinazione Mpr con due dosi al fine dell’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita anche nel nostro Paese.

Referenze bibliografiche

  1. Wakefield AJ et al. Ileal lymphoid-nodular hyperplasia, non specific colitis and pervasive developmental disorder in children. Lancet, 1998 351 (9103):637-41.
  2. Gillberg C, Heijbel H. MMR and autism. Autism, 1998;2:423-424
  3. Taylor B, Miller E, Farrington CP et al. Autism and measles, mumps rubella vaccine: no epidemiological evidence for a causal association. Lancet 1999;353:2026-2029.
  4. Kaye JA, del Mar-Melero-Montes M, Jick H. Mumps measles and rubella vaccine and the incidence of autism recorded by general practitioners: a time trend analysis. Br Med J, 2001;322:460-463.
  5. Fombonne E, Chakrabarti S. No evidence for a new variant of measles-mumps-rubella induced autism. Pediatrics 2001;108(4).
  6. Taylor B. Miller E, Lingam R, Andrews N, Simmons A, Stowe J. Measles mumps and  rubella vaccination and bowel problems or developmental regression in children with autism: popultaion study. BMJ, 2002; 324:393-396.
  7. Madsen KM, et al A population based study of measles, mumps, and rubella vaccination and autism. N Engl J Med 2002 , 347; 19:1477-1482
  8. DeStefano F, Karapurkar Bhasin T, Thompson WW, Yeargin-Allsopp M, Boyle C. Age at first MMR vaccination in children with autism and school-matched control subjects: A population-based study in metropolitan Atlanta. Pediatric, 2004;113:259-266.
  9. Makela A, Nuoti P, Peltola H. Neurologic Disorders afer Measles-Mumps-Rubella Vaccination. Pediatrics 2002 110; 5:957-963
  10. Farrington CP, Miller E, Taylor B. MMR and autism: further evidence against a causal association. Vaccine 2001;19:3632-5.
  11. Dales L, Hammer SJ, Smith NJ. Time trends in autism and in MMR immunization coverage in California. JAMA 2001;285:1183-5
  12. Peltola H, Patja A, Leinikki P, Valle M, Davidkin I, Paunio M. No evidence for measles, mumps, and rubella vaccine-associated inflammatory bowel disease or autism in a 14-year prospective study. Lancet 1998;351:1327-8
  13. Patja A, Davidkin I, Kurki T, Kallio MJ, Valle M, Peltola H. Serious adverse events after measles-mumps-rubella vaccination during a fourteen-year prospective follow-up. Pediatr Infect Dis J 2000;19:1127-34
  14. Fombonne E, Zakarian R, Bennett A, Meng L, McLean-Heywood D. Pervasive developmental disorders in Montreal, Quebec, Canada: prevalence and links with immunizations. Pediatrics 2006;118:e139-50
  15. DeWilde S, Carey IM, Richards N, Hilton SR, Cook DG. Do children who become autistic consult more often after MMR vaccination? Br J Gen Pract 2001;51:226-7.
  16. Murch SH, Anthony A, Casson DH, Malik M, et al. Retraction of an interpretation. Lancet, 2004; 363(9411):750.
  17. Editors of the Lancet. Retraction: Ileal lymphoid-nodular hyperplasia, non specific colitis and pervasive developmental disorder in children. Lancet, 2010;375:445.
  18. Goodle F, Smith J, Marcovitch H. Wakefield’s article linking MMR vaccine and autism was fraudulent. BMJ 2011;342:64-66.
  19. Deer B. How the case against the MMR vaccine was fixed. BMJ 2011;342:c5347
  20. Institute of Medicine of the National Academies. Immunization Safety Review Committee. Board on Health promotion and Disease prevention. Immunization Safety Review: Vaccines and Autism. The National Academies Press. 2004.http://www.nap.edu/openbook.php?record_id=10997&page=1
  21. American Academy of Pediatrics. Facts for Parents about Autism and Vaccine Safety. Published March 1 2008. Ultimo accesso 12 aprile 2012
  22. Halsey N, Hyman S, and The Conference Writing Panel. Measles-mumps-rubella vaccine and autistic spectrum disorders. Pediatrics 2001;107(5): e84-107
  23. Gerber SJ, Offit PA. Vaccines and autism: a tale of shifting hypotheses. Clin Infect Dis, 2009; 48(4):456-461.
  24. Berger BE, Navar-Boggan AM, Omer SB. Congenital rubella syndrome and autism spectrum disorder prevented by rubella vaccination – United States , 2001-2010. BMC Public health 2011, 11:340

 

 

 Tratto da Epicentro e Articolo originale:

 http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/MPR_autismo.asp

 

Premio Nobel 2013 per la Medicina

Il Premio Nobel per la Medicina del 2013 onora tre scienziati – James E. Rothman, Randy W. Schekman e Thomas C. Südhof – che hanno risolto il mistero di come la cellula organizza il suo sistema di trasporto. Ogni cellula è una fabbrica che produce ed esporta molecole. Per esempio, l’insulina è prodotta e rilasciata nel sangue e segnali chimici chiamati neurotrasmettitori vengono inviati da una cellula nervosa all’altra.

http://ki.se/ki/jsp/polopoly.jsp?d=3297&a=168752&l=en&newsdep=3297

Certificati sportivi e Decreto Balduzzi

I certificati per l’attività sportiva, nella maggior parte dei casi potranno essere compilati dai medici di famiglia e pediatri oltre che dai medici sportivi. Ma ci sono regole differenti che tengono conto delle diverse necessità. Lo indicano il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che di concerto con il ministro per lo Sport, Piero Gnudi, ha firmato il decreto ministeriale ‘Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita’. Il provvedimento era previsto dal decreto Salute e sviluppo del 2012. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità.

Per quanto riguarda i certificati per l’attività sportiva amatoriale, le persone “non tesserate alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, che praticano attività amatoriale (ovvero non regolamentata da organismi sportivi e non occasionale) devono sottoporsi a controlli medici periodici secondo indicazioni precise:- gli uomini fino a 55 anni e le donne fino ai 65, senza evidenti patologie e fattori di rischio, potranno essere visitati da un qualunque medico abilitato alla professione e il certificato avrà valenza biennale”, spiega una nota del ministero della Salute.

Inoltre, le persone “che riportano almeno due delle seguenti condizioni (età superiore ai 55 anni per gli uomini e ai 65 per le donne, ipertensione arteriosa, elevata pressione arteriosa differenziale nell’anziano, l’essere fumatori, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, glicemia alterata a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati o diabete di tipo II compensato, obesità addominale, familiarità per patologie cardiovascolari, altri fattori di rischio a giudizio del medico) dovranno essere visitati necessariamente da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport, che dovranno effettuare un elettrocardiogramma a riposo e eventualmente altri esami necessario secondo il giudizio clinico. Il certificato dovrà essere rinnovato ogni anno”. (Per quanto riguarda invece le persone con patologie croniche conclamate diagnosticate dovranno ricorrere a un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta, un medico dello sport o allo specialista di branca, che effettuerà esami e consulenze specifiche e rilascerà a proprio giudizio un certificato annuale o a valenza anche inferiore all’anno. Il certificato andrà esibito all’atto di iscrizione o di avvio delle attività all’incaricato della struttura o del luogo dove si svolge l’attività”.

Non sono tenuti all’obbligo della certificazione le persone che svolgono attività amatoriale occasionale o saltuaria, chi la svolge in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, i praticanti di alcune attività con ridotto impegno cardiovascolare, come le bocce (escluse le bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, ginnastica per anziani, “gruppi cammino”, e chi pratica attività ricreative come ballo o giochi da tavolo. A tutte queste persone è comunque raccomandato un controllo medico prima dell’avvio dell’attività.

Per quanto riguarda i certificati per l’attività sportiva non agonistica, gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole nell’ambito delle attività parascolastiche, i partecipanti ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale e le persone che svolgono attività organizzate dal Coni o da società affiliate alle Federazioni o agli Enti di promozione sportiva che non siano considerati atleti agonisti devono sottoporsi a un controllo medico annuale effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport. La visita dovrà prevedere la misurazione della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma a riposo. Regole più stringenti sono previste per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare come manifestazioni podistiche oltre i 20 km o le gran fondo di ciclismo, nuoto o sci: in questo caso verranno effettuati accertamenti supplementari.

Fonte : Adnkronos Salute

La postura

Una cattiva postura è la causa principale del mal di schiena e di altri problemi di salute. Proprio per questo motivo è importante spiegare ai nostri bambini quale sia la postura corretta da tenere dietro al banco di scuola. Ovviamente vi ricordiamo che la stessa postura che insegnerete ai bambini deve essere seguita anche da voi bgenitori, i problemi alla schiena magari affondano le loro radici in tenera età e che ,ora, si fanno sentire.

Insegnate allora ai bambini a:

  • appoggiare il bacino in fondo alla sedia
  • appoggiare sempre la schiena allo schienale della sedia
  • tenere i piedi ben saldi al pavimento
  • non accavallare le gambe
  • appoggiare gli avambracci sul banco

Per fare in modo che questi consigli di postura diventino per i bambini una vera e propria abitudine quotidiana, per fare in modo che diventino quindi un atteggiamento per loro del tutto naturale, vi consigliamo di aiutarli a mantenere una postura corretta durante tutta la giornata, anche quando non sono a scuola,in  casa mentre studiano alla loro scrivania, mentre mangiano,  giocano, leggono, disegnano.
All’inizio sarà difficile avere dei risultati dai bambini, facendo gli tenere un corretto atteggiamento posturale  in ogni momento della giornata. Vedrete che , spiegando loro la postura corretta, in poco tempo e riuscirete così a renderli da questo punto di vista del tutto indipendenti.
Vi ricordiamo di controllare che gli zaini con cui i bambini vanno a scuola, non debbono essere mai pesanti. Dovete anche controllare ovviamente che i bambini indossino gli zaini nel modo corretto. Dovete far sì quindi che li indossino su entrambe le spalle e che siano alla giusta altezza.
Vi ricordiamo infine che anche una periodica attività fisica aiuta i più piccoli a mantenere la giusta posizione, attività fisica che è davvero molto importante che sia presente in modo che i bambini possano vivere in maggiore salute.

Sitip e Prematuri

Nel mondo, sono circa 15 milioni i neonati che ogni anno nascono prematuri. Più di un bambino su dieci. In Italia, il fenomeno è in crescita, con circa 45 mila bambini che vengono alla luce prima della 37ma settimana di età gestazionale. Il 7% delle nascite complessive in un anno.  “Oggi il numero dei bambini prematuri che sopravvivono e che un tempo erano destinati a morire è in costante aumento – sottolinea Susanna Esposito dell’Università degli Studi di Milano e presidente Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (Sitip) – grazie al progresso che è stato fatto in termini di trattamento e di cura. Restano alcuni rischi per questi piccoli, primo fra tutti quello di contrarre infezioni: nel 20%-40% dei casi, infatti, si verifica un episodio di sepsi, un’infezione sistemica dovuta alla presenza di batteri nel circolo sanguigno, che richiede il ricovero dei piccoli, con cifre in costante aumento nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale“.  

Il nato pretermine è particolarmente esposto alle infezioni: da un lato ha un sistema immunitario non ancora completamente formato, dall’altro lato il tipo di terapia a cui alcuni di questi bambini vengono sottoposti, per favorire funzioni vitali non adeguatamente sviluppate, può rappresentare di per sé un fattore di rischio.  Per questo la Sitip ha riassunto in alcune raccomandazioni, queste evidenze sul sistema immunitario dei prematuri

 Nei primi mesi di vita l’immaturità del sistema immunitario è in parte compensata dagli anticorpi che il bambino riceve dalla madre durante la gravidanza, ma per i neonati nati prematuri ,il passaggio degli anticorpi materni è ridotto. Prima di tutto bisogna garantire al bambino un ambiente tranquillo, con ritmi di vita regolari e quasi abitudinari, senza esporlo a fumo passivo od altri agenti nocivi e accudirlo nella culla o nella carrozzina , ricostruendo una sorta di nido , similmente all’utero materno, come dettato dalla “Care” dei reparti di Terapia Intensiva. 

 

Importante è lavarsi adeguatamente le mani prima di toccare il piccolo, limitare il numero di visite da parte di ospiti, rimandando l’incontro se questi presentano raffreddore o altri sintomi respiratori o gastrointestinali. Effettuare tutte le vaccinazio raccomandate secondo l’età, ricordando che il prematuro è a maggiore rischio infettivo  rispetto al nato a termine, quindi deve essere vaccinato nei tempi giusti. Monitorare peso, lunghezza e circonferenza cranica non solo nei primi mesi di vita, pensando che il prematuro ha un’età cronologica e una corretta, che non vanno di pari passo, ed eseguire le indicazioni nutrizionali fornite dal medico che includono latte iperproteico con adeguato apporto di calcio, fosforo e vitamine per un tempo variabile a seconda dell’età gestazionale e del peso alla nascita del piccolo Sottoporre il bambino a esami e visite periodiche è una raccomandazione da seguire scrupolosamente, senza dimenticare di somministrare ferro, minerali e vitamine se necessario sulla base dei risultati dei controlli ematochimici effettuati da protocolli di Follow-up.

Progetto “Regaliamo Futuro”

Un macro-progetto di salute globale per mamme e papa’ promosso dai pediatri italiani per la salvaguardia della salute psicofisica dei bambini e degli adolescenti. E’ ”Regaliamo futuro”, nato dalla collaborazione tra la Societa’ Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), la Societa’ Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), con la collaborazione del Ministero della SAlute. Numerosi gli obiettivi del progetto, dal ‘potenziamento dei percorsi di conoscenza ”imprescindibili per una crescita sana della nostra Societa”’, alla difesa della salute materno-infantile, all’ educazione alla genitorialita’ positiva e promozione della bi-genitorialita’, all’orientamento delle famiglie verso corretti stili alimentari e di vita, passando per l’educazione sentimentale degli adolescenti e tutela del loro sviluppo corporeo, psichico, affettivo e sessuale e per la sensibilizzazione dei giovani alla tutela ambientale a favore della prevenzione dei tumori infantili, con particolare riguardo all’area oncoematologica. Fino alla formazione di una nuova generazione di consumatori ”attenti agli sprechi e consapevoli che le proprie scelte non soltanto potranno preservare lo stato di salute ma influenzeranno anche i mercati, le logiche e le tecnologie produttive del futuro”. Illustrato da Giuseppe Di Mauro (Presidente SIPPS), Giovanni Corsello (Presidente SIP) e da Alessandro Ballestrazzi (Presidente FIMP) e introdotto da Romano Marabelli, Capo Dipartimento del Ministero della Salute, il Progetto si sviluppera’ sull’intero territorio nazionale in stretta collaborazione con il Ministero della Salute attraverso campagne educative, attivita’ di sensibilizzazione e informazione, oltre a strategie di interventi congiunti con tutti gli operatori di salute a favore della prevenzione e della promozione di un corretto stile di vita. ”La tutela della salute materno-infantile e’ uno degli obblighi prioritari della programmazione sanitaria”, ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ricordando che ”gli obiettivi strategici da condividere per garantire la salute del neonato e del bambino devono prevedere: la realizzazione di una maggiore integrazione tra ospedale e territorio, tramite la presa in carico e la continuita’ assistenziale, con lo scopo di costruire una Rete Integrata di Servizi, organizzata su base aziendale, intesa come modalita’ di risposta ai fabbisogni della popolazione; la riorganizzazione di Servizi di emergenza-urgenza pediatrica; la riduzione di ricoveri inappropriati in eta’ pediatrica; il miglioramento dell’assistenza ai bambini e agli adolescenti affetti da gravi patologie mediante lo sviluppo di modelli integrati tra Centri specialistici, ospedali, attivita’ assistenziali territoriali, quali l’assistenza psicologica e sociale, la scuola, le associazioni dei malati e il privato no profit”. ‘Regaliamo Futuro’ e’ strutturato in tre fasi operative: Una fase pilota costituita da un’indagine su pediatri e operatori socio-sanitari, finalizzata ad acquisire informazioni sulla loro percezione nei confronti delle singole tematiche, i loro eventuali bisogni formativi, oltre a suggerimenti e spunti di lavoro Una fase di definizione di metodologie e strumenti con la relativa attuazione nel contesto delle singole realta’ locali e delle finalita’ di ciascuna iniziativa. Una terza fase di raccolta, valutazione e confronto di dati ed esperienze utili ad esportare il Progetto in altri ambiti regionali e/o a livello nazionale, quantificando i risvolti farmacoeconomici in termini di miglioramento della qualita’ di vita e di potenziale risparmio della spesa sanitaria”.

Fonte : Asca

Pagina 7 di 9« Prima...56789